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Un’imposta sulle successioni genererà un gettito extra, ma il carico fiscale molto più pesante rispetto al contesto internazionale metterà in fuga chi detiene ingenti patrimoni. Per la Svizzera ciò si tradurrebbe in una forte riduzione del substrato fiscale e quindi anche del gettito dalle imposte sul reddito e sulla sostanza. Con questa iniziativa la Confederazione, i Cantoni e i Comuni perderanno oltre 2 miliardi di franchi netti l’anno.
Per compensare il calo di gettito si renderà necessario ridurre la spesa pubblica o aumentare le tasse per chi sarà rimasto. A livello cantonale, ad esempio, si assisterebbe a un aumento generale delle imposte di quasi un sesto. A spese di tutti i cittadini e le cittadine.
Duramente colpite dall’iniziativa saranno soprattutto le medie e grandi imprese familiari svizzere, il cui valore supera in molti casi i 50 milioni di franchi. Il modello di impresa gestita da una famiglia per generazioni sarà di fatto distrutto, perché il patrimonio di queste aziende è costituito da capitali vincolati e non da liquidità.
Per queste imprese, il processo di successione comporterà un aggravio fiscale di dimensioni tali da costringerle in molti casi a cedere a terzi quote sostanziali dell’azienda – nello scenario più realistico a imprese e investitori stranieri. E qualora i tentativi di vendita o di procurarsi capitali dovessero fallire, non resterebbe che liquidare l’impresa in tutto o in parte, con la conseguente perdita di posti di lavoro.
Per quanto riguarda le imprese che si collocano al confine della soglia dei 50 milioni di franchi, l’iniziativa le priverà proprio delle risorse finanziarie di cui necessitano per continuare a sviluppare tecnologie e prodotti sostenibili.
L’iniziativa scatenerà un’ondata di vendite fra le imprese familiari di medie e grandi dimensioni, oppure ne ridurrà fortemente gli investimenti e l’attività. In questo modo l’iniziativa GISO distruggerà un fattore decisivo per il successo dell’economia svizzera, minandone la stabilità. Si stima che in Svizzera l’80% delle imprese rientri fra le imprese a conduzione familiare. Insieme alle PMI, le imprese familiari costituiscono la spina dorsale dell’economia elvetica.
Le conseguenze dell’iniziativa GISO avranno effetti dirompenti e preoccupanti sulla dinamica piazza svizzera delle start-up. Un problema cruciale dell’iniziativa è costituito dalle sue ripercussioni su fondatori e fondatrici e su investitori e investitrici. La tassazione prevista dalla GISO dovrebbe avere effetto retroattivo. Ciò sta costringendo i potenziali fondatori e fondatrici e investitori e investitrici a cercare sin d’ora un modo per lasciare la Svizzera. Nessuno vuole correre il rischio che un’azienda costruita con passione, impegno e capitali venga smembrata o venduta dopo la morte dei proprietari. Un danno ancor maggiore si avrà nel medio e nel lungo termine, perché la Svizzera risulterà molto meno attraente come luogo di fondazione di nuove imprese e nei settori in crescita si registrerà un minore aumento dei posti di lavoro.
Il risultato sarà una fuga di cervelli e capitali di proporzioni enormi. I talenti e i capitali necessari affinché le start-up possano prosperare in Svizzera andranno perduti. Anziché promuovere l’innovazione, l’iniziativa lancia un segnale funesto: l’imprenditorialità, invece di essere ricompensata, viene punita. Non va dimenticato che le start-up non sono solo motori d’innovazione, ma creano anche posti di lavoro e hanno un impatto a lungo termine sulla piazza economica svizzera.
Da una parte, gli sforzi appena citati puntano su misure che interessano anche i settori che producono la maggior parte delle emissioni di gas serra (ossia il settore dei trasporti, immobiliare e industriale). Per contro, l’iniziativa non avrebbe alcun effetto incentivante e non incoraggerebbe un comportamento rispettoso del clima, poiché l’imposta andrebbe pagata in ogni caso.
Dall’altra parte, l’eccessiva tassazione priverebbe le PMI e le imprese familiari di fondi che potrebbero essere reinvestiti in tecnologie e prodotti sostenibili. Le imposte sulle successioni verrebbero sì devolute alla protezione del clima, ma al tempo stesso impedirebbero alle imprese familiari di contribuire a un mondo più rispettoso dell’ambiente.
Pertanto l’iniziativa crea dei falsi incentivi all’impiego dei fondi. La Confederazione e i Cantoni sarebbero vincolati a destinare il gettito così generato alla politica climatica. A determinare l’entità della spesa non sarebbero le effettive esigenze della politica climatica, ma l’ammontare delle entrate derivanti dall’imposta sulle successioni. Si rischia così che tali somme vengano spese in modo inefficiente e non corrispondente alle necessità.
L’iniziativa rappresenta una forte ingerenza nell’ordinamento federalista della Svizzera e soprattutto nell’autonomia finanziaria dei Cantoni. A oggi, le imposte sulle successioni e sulle donazioni sono di competenza dei Cantoni. La maggior parte di essi vi rinuncia consapevolmente a beneficio dei discendenti diretti. L’iniziativa prevede esplicitamente che la competenza dei Cantoni di riscuotere un’imposta sulle successioni rimanga invariata. Un’imposta sulle successioni a livello federale solleverebbe la questione di quanto margine di manovra resterebbe ai Cantoni.
L’imposta sulle successioni richiesta dalla GISO contravviene a vari principi tributari – primi fra tutti quelli di generalità e di proporzionalità della tassazione. Applicando una soglia di esenzione elevata si va a colpire solo una determinata cerchia di persone, violando il principio di generalità della tassazione. L’esorbitante aliquota d’imposta del 50% non può certo essere considerata proporzionata e pone l’iniziativa in conflitto con la garanzia della proprietà. Poiché l’iniziativa colpisce soprattutto le imprese a conduzione familiare, essa lede anche la libertà economica. L’iniziativa popolare della GISO, dunque, non solo contravviene ai principi tributari, ma viola anche i diritti costituzionali.
L’iniziativa popolare prevede inoltre che il Consiglio federale e i Cantoni emanino disposizioni per prevenire l’elusione fiscale. Questo aspetto però non viene approfondito né nel testo dell’iniziativa né nelle relative spiegazioni. Nel suo messaggio il Consiglio federale giunge alla conclusione che questa richiesta non è attuabile. L’introduzione di un’imposta di partenza è infatti da escludersi per considerazioni d’ordine legale, dal momento che tale partenza potrebbe essere dovuta anche a motivi diversi dall’elusione fiscale. Per applicare in modo efficace l’imposta sulle successioni invocata dalla GISO non è nemmeno possibile ricorrere a un diritto di imposizione retroattivo, poiché la Svizzera non ha convenuto con alcuno Stato un accordo che le consenta di far valere la pretesa d’imposizione al di fuori dei propri confini. I provvedimenti anti-elusione richiesti sarebbero dunque inattuabili.
Studio
Swiss Family Business ha commissionato all’Università di San Gallo uno studio per analizzare gli effetti dell’iniziativa GISO sul gettito fiscale di Confederazione, Cantoni e Comuni e sulle imprese a conduzione familiare. Lo studio è stato elaborato da Reto Föllmi, professore di economia internazionale e prorettore Institute & Weiterbildung, e da Stefan Legge, vicedirettore dell’Institut für Law & Economics (ILE-HSG).
Cosa dice lo studio
Lo studio dimostra che la nuova imposta sulle successioni avrà un tale impatto sui soggetti già fortemente tassati da causare un esodo di persone facoltose. In uno scenario realistico, lo studio prevede un calo annuo netto del gettito fiscale di Confederazione, Cantoni e Comuni superiore ai 2 miliardi di franchi. I Cantoni in particolar modo subirebbero una forte perdita di entrate.
Un danno per le imprese familiari e per l’economia
Lo studio dimostra anche che l’imposta sulle successioni della GISO scatenerebbe un’ondata di vendite fra le medie e grandi imprese familiari o ne ridurrebbe fortemente gli investimenti e l’attività. Ciò indebolirebbe di molto la formazione di capitale nel nostro Paese, mentre l’assetto proprietario delle grandi imprese si sposterebbe ulteriormente verso l’estero. Inoltre lo smantellamento delle riserve di liquidità delle imprese a conduzione familiare e delle PMI metterebbe a repentaglio la stabilità dell’economia svizzera.
